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Visite Guidate ai principali Musei di Napoli |
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Museo Archeologico Nazionale
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è il più importante museo al mondo per l’archeologia classica. Ospita la straordinaria collezione di sculture Farnese, ed altri incredibili oggetti, tra i quali si ricordano il “Mosaico di Alessandro Magno” dalla Casa del Fauno di Pompei, le argenterie rinvenute nella Casa del Menandro a Pompei, il “Vaso blu” forse rinvenuto in una tomba di Pompei, e numerosissimi affreschi dall’area vesuviana.
Le sue origini affondano nella vicenda culturale del Settecento, quando Napoli era una delle più civili città d’Italia, affollata di artisti ed intellettuali di grande spessore. Nel 1734 Carlo III di Borbone, Infante di Spagna, fu nominato re di Napoli, ed incominciò una solenne opera di ammodernamento del suo regno, facendo di Napoli un grande centro d’arte.
Nel 1738 furono avviati a Capodimonte i lavori per la costruzione di un grande museo che contenesse le collezioni Farnesiane, essendo Carlo da parte di madre un Farnese, volle che gran parte delle collezioni di libri e quadri raccolte dai suoi avi a Parma e a Roma fossero trasferite a Napoli. In quello stesso anno si avviarono a Resina gli scavi archeologici nel luogo in cui, circa trent’anni prima, il principe di Eleboeuf aveva rinvenuto il teatro dell’antica Ercolano. Nel 1748 si iniziarono gli scavi di Pompei, e dal 1750 la villa reale di Portici fu trasformata in sede di un “Museo Herculanense”, che conteneva gran parte della enorme quantità di reperti archeologici provenienti dai siti vesuviani. La Campania divenne in questo periodo la meta più importante del “Grand Tour”, e senza dubbio una delle metropoli più attive al mondo nel campo culturale.
Nel 1767 nasce il progetto di trasferire in un unico grande Museo a Napoli, sia le collezioni di Capodimonte, sia gli straordinari reperti archeologici conservati a Portici, e nel 1777 si avvia la ristrutturazione del Palazzo degli Studi, costruito su progetto di Giulio Cesare Fontana nel 1586, perché potesse ospitare un nuovo grandioso “Real Museo Borbonico”. Il progetto di ristrutturazione fu affidato a Ferdinando Fuga, e poi, dopo la sua morte, continuato da altri architetti. Nel 1787 Ferdinando IV, succeduto a Carlo III nel 1749, nonostante le proteste delle autorità papali, ordinò il trasferimento della celeberrima collezione di sculture che adornavano il Palazzo Farnese in Roma, alla città di Napoli. E’ per tale motivo che immensi capolavori rinvenuti nelle terme di Caracalla, come l’Ercole Farnese ed il gruppo marmoreo denominato Toro Farnese, sono oggi conservati nel museo archeologico di Napoli. Nel 1822 la ristrutturazione dell’edificio fu ultimata, ed una statua del Canova raffigurane il Re Ferdinando fu collocata nello scalone centrale dell’edificio, come abbellimento di quest’ultimo, ma soprattutto come celebrazione della dinastia Borbonica, cui si doveva la realizzazione di tale grande progetto.
In seguito, le collezioni del museo non hanno mai cessato di arricchirsi di reperti provenienti dagli scavi vesuviani, anche dopo l’unità d’Italia, quando diventarono parte del “Museo Archeologico Nazionale di Napoli”.
INFO
Orario:
Tutti i giorni: 9.00 – 19.30 (inizio operazioni di uscita: 19.00).
Riposo settimanale: martedì
Giorni di chiusura festiva: 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre
Costo del biglietto:
Intero: Є 6,50
Ridotto: Є 3,25 per i cittadini dell’Unione Europea tra i 18 e i 24 anni, e per i docenti dell’Unione Europea
Gratuito: l’ingresso è gratuito per i cittadini dell’Unione Europea d’età inferiore ai 18 anni e superiore ai 65.
Biglietto cumulativo: Circuito Archeologico di Napoli e i Campi Flegrei: intero Є 8,50, ridotto Є 4,25, valido 3 giorni per 5 siti: Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Archeologico dei Campi Flegrei (Baia), Zona archeologica di Baia, Anfiteatro Flavio e Macellum a Pozzuoli, Parco archeologico di Cuma.
ArteCard
la card caricabile per viaggiare e scoprire il meraviglioso patrimonio culturale di Napoli e della sua regione in modo facile, economico e vantaggioso. Consente l’utilizzo, in base all’itinerario prescelto, del servizio di trasporto pubblico afferente a UNICOCAMPANIA.
E’ possibile un unico ingresso per ogni sito elencato
Itinerario: Archeologia del Golfo - costo€ 30.00 - validità 3 giorni
Siti visitabili: Museo Archeologico Nazionale, Pompei, Ercolano, Stabiae, Oplontis, antiquarium Boscoreale, Scavi Cuma, Castello di Baia, tempio di Serapide, anfiteatro flavio, parco archeologico di Baia, rione terra.
Itinerario: Napoli centro antico - costo€ 12.00 - validità 3 giorni
Siti visitabili: Museo Archeologico Napoli, Museo diocesano Napoli, Museo del tesoro di San Gennaro, Chiesa di santamaria Donnaregina Vecchia
www.artecard.it
L’accesso alla collezione “Gabinetto Segreto” avviene con prenotazione gratuita per turno d’ingresso, da effettuarsi il giorno stesso della visita al Punto Informazioni del Museo.
Nel periodo di febbraio-maggio è obbligatoria la prenotazione per le scuole ed i gruppi tramite la nostra pagina contatti.
Fotografie e riprese filmate: sono consentite fotografie standard, digitali e riprese filmate senza flash, lampade e cavalletto, solo a fini non commerciali e per uso personale.
Portatori di handicap: Il Museo è quasi per intero percorribile con sedie a rotelle
Sala vendita: pubblicazioni, cartoline, manifesti, diapositive, videocassette e oggettistica sono in vendita in una sala all’ingresso del museo
Guardaroba: all’ingresso del Museo è situato un servizio di guardaroba gratuito. Non è consentito l’accesso nel Museo con borse, zaini, ombrelli e oggetti ingombranti; è possibile depositare questi effetti personali nel guardaroba.
Punto Informazioni: ubicato nell'androne di ingresso del Museo, svolge servizio di accoglienza e prenotazioni per il “Gabinetto Segreto”
Viabilità e trasporti:
Metropolitane: linea 1, fermata: Museo; linea 2, fermata: Cavour.
Numerosi autobus fermano nelle immediate vicinanze del Museo.
Non è consentito parcheggiare dinanzi all’edificio, per cui è sconsigliabile raggiungere il Museo con auto propria.
Museo di Capodimonte
La Reggia di Capodimonte fu costruita per volere di Carlo III di Borbone, nelle adiacenze del Bosco in cui il re aveva deciso di creare una grande riserva di caccia. I lavori, durati quasi un secolo, iniziarono nel 1738 sotto la direzione dell’ingegnere militare Giovanni Antonio Mediano, finalizzati sin dall’inizio ad accogliere l’immensa collezione d’arte che il Re Carlo aveva ereditato dalla madre Elisabetta Farnese. Dal 1763 al 1766 l’architetto Ferdinando Fuga si occupò di seguire i lavori e furono progettati anche la Real Fabbrica di Porcellane e la Chiesa dedicata a San Gennaro. In seguito alla Rivoluzione del 1799, parte della Reggia ospitò le truppe militari e nonostante Carlo fosse riuscito a portare con sé nella fuga a Palermo i pezzi più pregiati, molte opere importanti furono danneggiate. Durante il decennio di dominazione francese con Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat l’edificio divenne di tipo residenziale e le opere furono spostate nel Palazzo degli Studi, l’attuale Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Dall’Unità d’Italia fino al 1920, quando la Reggia passò al demanio di Stato, ebbe funzione più residenziale che museale, nonostante la sensibilità artistica dei Savoia che ne presero possesso, contribuì ad arricchirne la collezione. Nel 1949 il Ministero della Pubblica Istruzione impose il ritorno alla Reggia di tutta la collezione d’arte medievale e moderna, spostata precedentemente al Palazzo degli Studi e nel 1957 nacque la Galleria Nazionale di Capodimonte.
Il Museo
I nuclei principali del patrimonio artistico siti all’interno delle Gallerie Nazionali di Capodimonte sono la Collezione Farnese e borbonica, la più grande e importante raccolta d’arte dell’Italia meridionale. Agli inizi del ‘500 il Papa Paolo III, al secolo Alessandro Farnese (1468-1549), fu uno dei più grandi collezionisti di oggetti d’arte e di antiquariato e quando Carlo di Borbone, suo discendente da parte di madre, divenne Re di Napoli decise di trasferire l’intera collezione nella capitale del nuovo regno. Fu il più grande spostamento d’arte di tutto il XVII secolo.
Il Museo si sviluppa su tre piani, con oltre 150 sale che ospitano dipinti ed oggetti d’arte che vanno dal XIII al XX secolo.
Primo piano:
- l’Appartamento storico con i fastosi ambienti monumentali (la Sala della Culla, il Salone delle Feste, il Salone Camuccini), piccoli e preziosi ambienti (il Salottino di Porcellana e la Camera da letto alla pompeiana)
- la Galleria delle Porcellane napoletane ed europee, divise per fabbriche;
- la collezione Farnesiana, straordinaria raccolta di capolavori delle scuole pittoriche italiane dal’400 al ‘600, tra cui le importanti opere di Tiziano (i ritratti della famiglia Farnese e Danae), la Crocifissione del Masaccio, Botticelli, El Greco, Bellini, Brueghel, Parmigianino, Guido Reni, Correggio e Carracci, disegni di Michelangelo e tanti altri;
- la collezione Borgia, con un globo in metallo del XIII secolo, un’opera del Mantegna e dei pannelli in seta di manifattura francese.
- l’Armeria farnesiana e borbonica
- la Collezione donata da Mario De Ciccio, che aveva dedicato la sua vita al commercio di antiquariato e aveva raccolto tra Palermo e Napoli opere prestigiosissime di bronzi, porcellane, ricami, argenti e oggetti di notevole interesse archeologico.
Secondo piano:
- la sala degli arazzi, raffiguranti la Battaglia di Pavia tra Francia e Impero Germanico per il dominio sull’Italia. Databili intorno alla prima metà del ‘500 furono donati nel 1531 all’imperatore Carlo V dagli Stati Generali di Bruxellex;
- la galleria napoletana, in cui attraverso le opere emerge l’importanza di Napoli nell’area mediterranea. Si alternano soggetti di carattere religioso a temi profani con spiccati riferimenti agli intrecci tra l’arte e la storia, dagli Angiò ai Borbone attraverso la successione di opere di grandi artisti come Simone Martini, Mattia Preti, Ribera, Caravaggio, Tiziano, Luca Giordano e altri.
-la collezione d’avalos, donata nel 1862 da Alfonso d’Avalos (tra cui gli arazzi della prima sala) comprende dipinti di Ribera, Pacecco, De Rosa, Andrea Vaccaro, Luca Giordano, Recco e Brueghel, ricami, miniature, stampe e armi;
- arte contemporanea che anticipa , con il Grande Cretto Nero di Alberto Burri, la collezione del terzo piano.
Terzo piano:
- arte contemporanea, la cui apertura vede come primo passo l’iniziativa voluta nel 1978 dal soprintendente Raffaello Causa, in collaborazione con il gallerista Lucio Amelio, di ospitare a Capodimonte una mostra antologica di Alberto Burri. Negli anni successivi il terzo piano fu dedicato per la maggior parte all’arte contemporanea ed oggi è possibile ammirare opere di Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Domenico Spinosa e la nota immagine serigrafata del Vesuvio in eruzione di Andy Warhol, realizzata dall’artista in occasione di una sua personale a Napoli nel 1985.
- sezione fotografica, aperta nel 1996 composta da circa 52 fotografie di Mimmo Jodice, in cui l’artista napoletano mette a confronto generazioni diverse di artisti.
- galleria dell’800 situata in uno spazio recuperato dai sottotetti dell’edificio, raccoglie opere volute a Napoli dai Borbone e dai Savoia più successive acquisizioni. Sono presenti opere di Michele Cammarano, Vincenzo Gemito e Domenico Morelli.
INFO
Orario:
Tutti i giorni: 8.30-19.30; la biglietteria chiude un'ora prima
Riposo settimanale: mercoledi
Costo del biglietto:
Intero: Є 7,50 (6,50 dalle ore 14,00 in poi)
Ridotto: Є 3,75 per i cittadini dell’Unione Europea tra i 18 e i 24 anni, e per i docenti dell’Unione Europea
Gratuito: l’ingresso è gratuito per i cittadini dell’Unione Europea d’età inferiore ai 18 anni e superiore ai 65.
ArteCard
la card caricabile per viaggiare e scoprire il meraviglioso patrimonio culturale di Napoli e della sua regione in modo facile, economico e vantaggioso. Consente l’utilizzo, in base all’itinerario prescelto, del servizio di trasporto pubblico afferente a UNICOCAMPANIA.
Per i possessori di Artecard l'ingresso ha costo ridotto Є 3,75
Portatori di handicap: Il Museo è quasi per intero percorribile con sedie a rotelle
Sala vendita: pubblicazioni, cartoline, manifesti, diapositive, videocassette e oggettistica sono in vendita in una sala all’ingresso del museo
Guardaroba: all’ingresso del Museo è situato un servizio di guardaroba gratuito. Non è consentito l’accesso nel Museo con borse, zaini, ombrelli e oggetti ingombranti; è possibile depositare questi effetti personali nel guardaroba.
Punto Informazioni: ubicato all'ingresso del Museo
Viabilità e trasporti:
Metropolitane: linea 2, fermata: Cavour; proseguire con autobus C63 (con fermata al Parco di Capodimonte o all'altezza di Porta Grande), 2M o 178, con fermata all'altezza di Porta Piccola.
Auto: Tangenziale di Napoli uscita Capodimonte; proseguire per via Capodimonte. E' possibile parcheggiare a pagamento all'entrata del Bosco o lungo via Miano
Certosa e Museo di San Martino
La Certosa di San Martino, situata sulla collina del Vomero, è la più importante testimonianza della civiltà napoletana del ‘600. Fu fondata nel 1325 da Carlo duca di Calabria, primogenito di Roberto d’Angiò, ma fu ristrutturata tra la fine del XVI e la metà del XVII sec. I lavori furono affidati a Tino di Camaino, Francesco di Vito e Mazzeo di Malotto. La chiesa fu poi consacrata nel 1368 e venne dedicata a San Martino, a San Bruno, alla Vergine e a tutti i Santi. Per almeno due secoli fu arricchita con opere di decorazione, fino a giungere al XVII secolo quando si avvicendarono nel cantiere le maggiori personalità artistiche del tempo, tra cui Battistello Caracciolo, Jusepe Ribera e Giovanni Lanfranco. L’occupazione dei francesi nel 1799 diede inizio al declino della Certosa: furono mandati via i Certosini, rei di giacobinismo, e dopo diversi ritorni e conseguenti allontanamenti, furono definitivamente espulsi nel 1836. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a “museo storico” per volontà di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.
La magnifica visuale che si gode dal piazzale, con la veduta di Spaccanapoli, lo rende forse il migliore punto panoramico della città di Napoli.
Dall'ingresso si accede al cortile d'onore realizzato da Giovanni Antonio Dosio che progettò anche la Chiesetta delle Donne, situata nel piazzale, ornata da una facciata in stucco seicentesco.
La chiesa si presenta preceduta da un pronao trecentesco, originariamente di cinque archi, in seguito ridotti dal Dosio a tre, per ricavarne due nuove cappelle. I lavori della facciata furono poi terminati da Cosimo Fanzago. L’interno fu trasformato nel ‘500 da tre navate a navata unica con cappelle laterali, riccamente decorate nel secolo successivo con eleganza e gusto coloristico da Cosimo Fanzago, che, dal 1623 al 1656 condusse i lavori di decorazione tramite festoni marmorei di fiori e frutta. Il pavimento marmoreo della navata è di frà Bonaventura Presti che riutilizzò alcuni marmi intarsiati dal Fanzago. Ai lati del portale d'ingresso ci sono due statue sempre del Fanzago, che furono terminate da Alessandro Rondone; inoltre, sempre nei pressi del portale, sono collocate due tele di Jusepe de Ribera e sopra il portale una Deposizione di Massimo Stanzione. La volta è arricchita da un ciclo pittorico di Giovanni Lanfranco che nasconde le strutture a crociera della copertura. Sulla destra si trovano le Cappelle di Sant’Ugo, del Battista e di San Martino; a sinistra quella di San Gennaro, San Bruno e dell’Assunta. Nel presbiterio c'è la balaustra in pietre dure realizzata su disegno del Tagliacozzi Canale, l'altare invece è realizzato su disegno di Francesco Solimena ed eseguito da Giacomo colombo. L'abside presenta un pavimento marmoreo del Fanzago ed un grandioso coro ligneo del 1629. Nella parete di fondo sono disposte statue di Pietro Bernini e Giovanni Battista Caccini e una Natività di Guido Reni. Gli affreschi della volta sono del Cavalier d'Arpino e di Giovanni Lanfranco. Nella parete destra vi sono affreschi dello Stanzione, di Carletto Caliari; in quella di sinistra invece gli affreschi sono di Jusepe de Ribera e di Battistello Caracciolo.
La Sala Capitolare è arricchita da un coro ligneo del 1627, da affreschi di Belisario Corenzio e numerose altre opere di artisti come Finoglia, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Francesco De Mura e Avanzino Nucci.
Da una porta laterale si accede al Coro dei Conversi, con stalli lignei intarsiati e finti arazzi affrescati con storie del Vecchio e Nuovo Testamento e aneddoti sulla vita dei Certosini.
Percorrendo il corridoio si giunge alla Cappella della Maddalena, decorata con affreschi prospettici e sull’altare una tela raffigurante la Maddalena, opera di Andrea Vaccaro.
Dalla parete sinitra dell’abside si accede alla Sagrestia, una grande sala ricca di intarsi, con la volta affrescata e alla Cappella del Tesoro che possiede veri e propri capolavori come la Pietà di Jusepe de Ribera sull'altare, e nella volta il Trionfo di Giuditta di Luca Giordano quest’ultimo commissionato al pittore nel 1703 e portato a termine nell’anno successivo. Un altro affresco di Luca Giordano, le Storie del Vecchio Testamento, raffigura quattro eroine veterotestamentarie e sono situate ai quattro lati della stanza, nel catino absidale si trova la rappresentazione dell’Adorazione del Serpente di bronzo mentre nelle lunette laterali sono raffigurate altre cinque scene. Il pavimento è arricchito da giochi geometrici ma altrettanto importanti sono gli armadi intarsiati in cui sono contenuti gli arredi sacri.
I chiostri sorsero nel XIV secolo, insieme al complesso conventuale ma vennero completati dopo cinquant'anni sotto il regno do Giovanna I di Napoli. Il Chiostro dei Procuratori con portico e loggia è collegato tramite un corridoio alla sala del Refettorio ed al centro presenta un pozzo realizzato da Felice de Felice, con una vasca ornata con richiami da pozzo del Chiostro Grande costruito dal Dosio sul preesistente chiostro angioino, ristrutturato dal Fanzago riducendo le arcate a sessanta e le colonne su cui esse poggiavano sessantaquattro. I materiali utilizzati furono il marmo grigio e bianco e il piperno. Al centro si trova un “finto” pozzo, in realtà un punto luce per l’enorme cisterna sotterranea a cui si accede tramite una scala.
Il Museo fu aperto al pubblico nel 1867, per volontà di Giuseppe Fiorelli. Giunsero dal territorio moltissime opere come testimonianza della storia di Napoli e della sua civiltà artistica. Tale patrimonio venne incrementato in seguito con donazioni di enti e privati.
Le raccolte museali:
La Collezione Orilia fu donata allo Stato dalla moglie di Marcello Orilia e comprende mobili e arredi lignei del XVII secolo; porcellane di Capodimonte e di altre notevoli provenienze (Ginori, Volpato, Meissen); ventagli, vetri, vasi e antiche statue lignee.
La Sezione Navale comprende vari modelli di imbarcazioni reali, tra cui due corazzate, la Corazzata di Re Umberto e la Corazzata della Regina Margherita, il cacicco turco e un'elegante Lancia a ventiquattro remi che Napoli donò a re Carlo di Borbone. Questa sezione è stata riaperta al pubblico nel 2008 dopo una chiusura trentennale per motivi di fatiscenza degli ambienti.
--- In occasione delle regate dell' America's Cup, sarà presentata una selezione di opere di Jacob Philipp Hackert raffiguranti i Porti del Regno - Gallipoli, Barletta, Messina e Gaeta - eseguiti nel 1790-91 per il sovrano Ferdinando IV di Borbone, provenienti dalla Reggia di Caserta; inoltre, saranno presentati i modelli originale dei 'Nodi', utilizzati nell'Ottocento per l'insegnamento agli allievi della Regia Marina ----
Il Quarto del Priore, antico appartamento di rappresentanza dove erano ricevuti gli ospiti di maggior riguardo, è costituito da vari ambienti con giardini, cappelle e logge. Dopo la trasformazione della Certosa in Museo questa zona fu destinata ad accogliere dipinti e opere d’arte della celebre collezione certosina. Testimonianza delle antiche collezioni sono le tavole di Jean Bourdichon con la Madonna e il Bambino, Crocifissione e Santi, e gli sportelli del trittico di un ignoto pittore ispano-fiammingo, dell'ultimo quarto del secolo XV, con i ritratti in vesti di re magi, del re Roberto d'Angiò e del figlio Carlo di Calabria. Nell'ambiente che un tempo era cortile aperto ora è esposto uno dei capolavori della statuaria dei primi anni del Seicento: la Vergine con Bambino e san Giovannino di Pietro Bernini.
Poco dopo la nascita del Museo, nel 1879 si inaugura la Sezione Presepiale, con l’arrivo dello spettacolare presepe Cuciniello, dal nome del donatore, allestito entro una grotta artificiale ricavata da un antico ambiente delle cucine della Certosa, animato da innumerevoli figure di pastori, animali, nature morte dallo scenografico corteo orientale dei re magi, inventario settecentesco dell'immaginario popolare. E’ un importante documento della tipica scenografia dei presepi settecenteschi. Sono qui presenti i pezzi più rari della produzione dei pastorari napoletani, conosciuti in tutto il mondo.
Il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe presenta circa sedicimila fogli, si pone per qualità e quantità accanto alla collezione del Museo di Capodimonte. Il patrimonio grafico proviene da varie collezioni: disegni di architettura, opera di Vanvitelli e di Antonio Niccolini , tra cui anche le scenografie per il Teatro di San Carlo, i disegni di figura dei secoli XVII e XVIII e quelli di veduta di Giacinto Gigante e della cosiddetta Scuola di Posillipo. Da ricordare il fondo di stampe con le cartografie di Napoli, i fogli dei più vari ambiti italiani e stranieri del XVII e XVIII secolo, le raccolte di ritratti e soggetti storici napoletani.
L'esposizione nella sezione dedicata ai manufatti di Arti decorative si trova al piano superiore e comprende le raccolte storiche del Museo con le donazioni Bonghi, Savarese, Ricciardi, Ruffo di Bagnara. Ci sono numerose maioliche, porcellane, vetri, specchi e oggetti preziosi come l'avorio o il corallo, dal XVI al XIX secolo. Di particolare rilievo è il monumentale gruppo del Carro di Apollo. Molte delle porcellane provengono dalla Fabbrica di Capodimonte, dalla Francia, decorate poi a Napoli da Raffaele Giovine e la raccolta di vetri comprende la produzione di Murano a partire dal secolo XV.
Nel 2004 è stata inaugurata la Sezione Teatrale che presenta la storia ottocentesca del teatro napoletano attraverso modelli al vero del Teatro San Carlino, disegni e scenografie, ritratti e documenti dei protagonisti della vita teatrale di quell’epoca, come Saverio Mercadante, Salvatore Di Giacomo, Eduardo Scarpetta, Raffaele Viviani e Antonio Pepito.
Negli ambienti dell’antica foresteria della Certosa si trova la sezione dedicata all’Ottocento. Nata per documentare gli avvenimenti storici di Napoli e del Mezzogiorno. Acquisti e importanti donazioni hanno incrementato nel tempo la raccolta, con opere come le Marie al Calvario di Domenico Morelli, i paesaggi di Teodoro Duclére e Giacinto Gigante, Pastorelli d'Abruzzo di Michetti, il famoso Prevetariello di Antonio Mancini.
Nel pianterreno e al primo piano è allestita la sezione Immagine e memoria della città con immagini e oggetti della storia di Napoli dal Quattrocento all'Ottocento, dalla monarchia angiona e aragonese al vicereame spagnolo, al regno dei Borbone, fino all'Unità d'Italia. Di età aragonese è la Tavola Strozzi che raffigura la veduta di Napoli dal mare nella seconda metà del’400, al ritorno della flotta aragonese. Opere dedicate alla rivolta del 1647 di Masaniello con ritratti dei protagonisti ed episodi correlati e alla tragedia della peste. Accanto alle raffigurazioni della città, ci sono i ritratti dei re di casa Borbone e una selezione della mole di 'ricordi storici' dei Borboni. Un’intera sala è dedicata alla rivoluzione del 1799 con cimeli, medaglie, monete e ritratti.
INFO
Orario:
aperto tutti i giorni h 8.30-19.30
la biglietteria chiude un'ora prima
chiuso il mercoledì
Costo del biglietto:
Intero: Є 6,00
Ridotto: Є 3,00
Gratuito: l’ingresso è gratuito per i cittadini dell’Unione Europea d’età inferiore ai 18 anni e superiore ai 65.
ArteCard
la card caricabile per viaggiare e scoprire il meraviglioso patrimonio culturale di Napoli e della sua regione in modo facile, economico e vantaggioso. Consente l’utilizzo, in base all’itinerario prescelto, del servizio di trasporto pubblico afferente a UNICOCAMPANIA.
Per i possessori di Artecard l'ingresso ha costo ridotto Є 3,75
www.artecard.it
Portatori di handicap: Il Museo è quasi per intero accessibile ai disabili.
Sala vendita: pubblicazioni, cartoline, manifesti, diapositive, videocassette e oggettistica sono in vendita in una sala all’ingresso del museo
Guardaroba: all’ingresso del Museo è situato un servizio di guardaroba gratuito. Non è consentito l’accesso nel Museo con borse, zaini, ombrelli e oggetti ingombranti; è possibile depositare questi effetti personali nel guardaroba.
Viabilità e trasporti:
- funicolare di Montesanto: Vomero
- funicolare centrale: Vomero
- funicolare di Chiaia: Vomero
- autobus v1: Piazzale San Martino
Basilica di San Lorenzo con scavi (Napoli sotterranea)
Sorge nel centro della Napoli antica dove, in epoca greca e poi romana, pulsava il cuore culturale della città. Il complesso monumentale comprende la Basilica gotica e l’area archeologica. E’ uno dei principali monumenti napoletani sia per la sua bellezza architettonica ed artistica e rappresenta uno spaccato di 3500 anni di storia della città.
La Basilica fu costruita tra il 1270 e il 1275, sul sito di una precedente chiesa risalente al 533, voluta dal vescovo Giovanni II. Architetti francesi costruirono la parte absidale, unico esempio italiano di gotico francese. Nella prima metà del XIV secolo, i lavori condotti da architetti locali, aggiunsero colonne antiche nella navata e, successivi rimaneggiamenti, dovuti alla necessaria ricostruzione in seguito a danni apportati da terremoti, apportarono elementi barocchi. Nel 1882 con i lavori di restauro, numerose volte interrotti e poi ripresi per essere terminati a metà del ‘900, furono eliminati gli elementi barocchi ad eccezione della facciata con il grande portale marmoreo, realizzate da Ferdinando Sanfelice.
L’interno della Basilica è a pianta a croce latina ad un’unica navata con cappelle laterali, transetto, abside poligonale, esempio mirabile di architettura di impostazione francese a Napoli, costituita nel lato interno da dieci pilastri polistili circondati da un deambulatorio su cui si aprono nove cappelle radiali. Numerosi artisti nei secoli hanno contribuito alla realizzazione delle opere, come Tino di Camaino per il sepolcro di Caterina d’Austria, prima moglie del duca Carlo di Calabria, figlio di re Roberto d’Angiò e lo scultore napoletano Giovanni da Nola per l’altare maggiore di epoca rinascimentale.
La Basilica, come tutti gli altri elementi del complesso, è densa di memorie storiche: in questa chiesa fu consacrato sacerdote San Ludovico di Tolosa, figlio rinunciatario al trono di Carlo II d’Angiò, raffigurato da Simone Martini nel celebre dipinto ora al Museo di Capodimonte; il Boccaccio incontrò nel 1334 la sua musa ispiratrice, Fiammetta, riconosciuta forse dagli storici come Maria figlia di re Roberto d’Angiò; Francesco Petrarca soggiornò nel 1346 nel convento adiacente.
Sulla destra della chiesa si accede al Convento, al campanile con i suoi quattro piani, al Chiostro settecentesco pozzo di marmo e piperno realizzato da Cosimo Fanzago, al Refettorio e alla Sala Capitolare.
Scavi archeologici
Il complesso di San Lorenzo sorge in prossimità dei resti della città greco-romana, dove era collocata l’agorà e il successivo foro. Questa zona era destinata al macellum, luogo destinato alla vendita di generi alimentari, sviluppato a livelli, di cui è possibile vedere ancora il pavimento a mosaico e sui lati una serie di botteghe in parte coperte per la costruzione della chiesa soprastante.
Nel livello inferiore è visibile l’erario della città, altre botteghe impiantate su precedenti strutture greche a grandi blocchi quadrati di tufo risalenti al IV secolo a.C., in cui è possibile riconoscere gli elementi delle attività, come forni e vasche per la tintura delle stoffe. Alla fine dell’area terrazzata le botteghe terminano in un porticato con un chiostro che presenta piccoli ambienti comunicanti, con i banconi per la vendita della merce o probabilmente utilizzati per banchetti collettivi. Nel settore sud-occidentale è visibile una monumentale opera idraulica che risale alla sistemazione in periodo greco del mercato costruita per incanalare il flusso delle acque, data la forte pendenza naturale ancora oggi esistente tra via dei Tribunali e san Biagio dei Librai.
Museo dell’Opera
Il Museo, allestito negli ambienti cinquecenteschi e si sviluppa intorno alla torre civica, è stato inaugurato nel 2005 e si articola su quattro livelli. In esso sono contenute numerose testimonianze di circa 25 secoli della storia di Napoli, dal periodo greco-romano fino all’800.
Nel primo livello è possibile ammirare reperti ritrovati nel sito del complesso di san Lorenzo Maggiore, resti di un pavimento della basilica paleocristiana, frammenti marmorei e un plastico che riproduce l’intera area di San Lorenzo nelle diverse epoche; il secondo livello presenta testimonianze di epoca angioina e aragonese, con la prima sala intitolata a Masaniello poiché la tradizione vuole che dal balcone aizzò la folla dando inizio alla rivoluzione; affreschi di stile giottesco e frammenti maiolicati recuperati dalla chiesa; nel terzo livello sono visibili opere risalenti al periodo che va dalla fine del ‘500 all’inizio del ‘700, tra cui tele, ceramiche e sculture; il quarto livello raccoglie due collezioni di statue di pastori napoletani e paramenti sacri databili tra la fine del ‘600 e l’800.
INFO
Orario:
dal lunedi al sabato: 9.30 – 17.30
domenica: 9.30-13.30
Costo del biglietto:
ArteCard
la card caricabile per viaggiare e scoprire il meraviglioso patrimonio culturale di Napoli e della sua regione in modo facile, economico e vantaggioso. Consente l’utilizzo, in base all’itinerario prescelto, del servizio di trasporto pubblico afferente a UNICOCAMPANIA.
www.artecard.it
Viabilità e trasporti:
Cappella San Severo
La Cappella San Severo, uno dei più interessanti complessi settecenteschi di Napoli, fu costruita nel 1590 per volere di Giovanni Francesco Paolo de Sangro nel luogo in cui si trovava un'immagine della Madonna, che lo aveva miracolosamente guarito. Denominata anche S. Maria della Pietà dei Sangro, fu ampliata nel 1613 dal figlio Alessandro, Patriarca di Alessandria e Arcivescovo di Benevento, e resa luogo di sepoltura per i membri della famiglia.
L’aspetto di mausoleo nobiliare, quasi un tempio iniziatico, è lo specchio della poliedrica personalità di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, uno dei maggiori rappresentanti del ceto aristocratico illuminato della città di Napoli, che si dedicò a studi di matematica, prospettiva, idrostatica, filosofia, esoterismo, alchimia, lingue e arte tipografica. Fu Gran Maestro della Loggia Massonica napoletana e le sue attitudini gli costarono una scomunica papale oltre alla creazione di numerose leggende sul suo conto che contribuirono ad avvolgere l’edificio in un alone di mistero vivo ancora oggi.
Tra il 1749 e il 1771 fece decorare interamente tutta la Cappella, fornendo egli stesso i progetti agli artisti.
L'interno dell’edificio presenta una sola navata definita da quattro archi a tutto sesto su ogni lato, in ognuno dei quali è collocato un monumento funebre. La volta è a botte ed è decorata dagli affreschi di Francesco Maria Russo. Il pavimento del Settecento, con il motivo del labirinto, è andato distrutto tranne un piccolo frammento davanti al sepolcro di Raimondo de Sangro.
Tra le tante sculture che ornano la Cappella, a destra dell’altare si trova la rappresentazione del Disinganno, realizzato da Francesco Queirolo e dedicata al padre di Raimondo, rappresentata da un uomo che si libera da una rete, metafora della vita travagliata che ebbe. Sulla sinistra dell’altare invece si trova la rappresentazione della Pudicizia, dedicata a Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, madre di Raimondo, morta prematuramente. L’opera del Corradini, famosa già all’epoca, presenta una figura velata di straordinaria eleganza e naturalezza.
Collocata al centro della navata, si trova la statua del Cristo Velato, eseguita da Giuseppe Sammartino nel 1753, su idea del Corradini (morto nel 1752) il cui bozzetto in creta è conservato al Museo di San Martino di Napoli. L’opera, di estrema veridicità e finezza, è di forte suggestione per la sua perfezione ha affascinato, fin dal ‘700, curiosi, studiosi e artisti, tra cui Antonio Canova, il marchese de Sade, Matilde Serao e tanti altri.
Dalla Cappella, sul lato destro del sepolcro di Raimondo di Sangro, si raggiunge la cripta, in cui si trovano le macchine anatomiche, ovvero due scheletri, di donna e di uomo, ricoperti da una dettagliata rete di vene e arterie, realizzati dal medico palermitano Giuseppe Salerno, su indicazione del principe. La fantasia popolare ha contribuito diffondere la leggenda che fossero i resti di due servitori del principe a cui sarebbe stato iniettato un liquido capace di pietrificare le vene e le arterie, ma studi scientifici e qualche irregolarità nella composizione hanno confutato questa ipotesi.
INFO
Orari
Giorni feriali: 10.00-17.40; Domenica e giorni festivi: 10.00-13.10
Chiuso il martedì
Costo del biglietto:
Biglietto ordinario: € 7.00; con Artecard: € 5.00
Ragazzi da 10 a 25 anni compiuti: € 5.00
Scuole: € 2.00*
Minori di 10 anni: gratis
* Ingresso gratuito per un professore ogni dieci alunni. I corsi serali non usufruiscono della tariffa riservata ai gruppi scolastici.
APERTURE E CHIUSURE STRAORDINARIE - ORARI PROLUNGATI
Sabato 31 dicembre 2011: 10.00-13.10
Martedì 3 gennaio 2012: 10.00-17.40
Domenica 8 aprile 2012: 10.00-14.10
Lunedì 9 aprile 2012: 10.00-18.40
Mercoledì 25 aprile 2012: 10.00-14.10
Domeniche dal 29 aprile al 27 maggio 2012: 10.00-14.10
Lunedì 30 aprile 2012: 10.00-18.40
Martedì 1 maggio 2012: 10.00-18.40
Giovedì 1 novembre 2012: 10.00-14.10
Domeniche dal 2 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013: 10.00-14.10
Sabato 8 dicembre 2012: 10.00-18.40
Lunedì 24 dicembre 2012: 10.00-13.10
Martedì 25 dicembre 2012: chiuso
Lunedì 31 dicembre 2012: 10.00-13.10
Martedì 1 gennaio 2013: 10.00-13.10
Viabilità e trasporti:
•Per chi viaggia in autostrada: prendere l’uscita Porto. L’auto può essere depositata al parcheggio Brin. Prendere il bus CS (fermate corso Umberto I, via Duomo o piazza Dante) o C82 (fermata via Nuova Marina, in corrispondenza dell’incrocio con via Porta di Massa).
•Per chi viaggia in aereo e atterra all’Aeroporto Internazionale di Capodichino: prendere l’Alibus (fermata piazza Municipio), poi il bus 1, 4 o C82 (fermata via Nuova Marina, in corrispondenza dell’incrocio con via Porta di Massa).
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• Per chi viaggia in treno e arriva alla Stazione Centrale o alla Stazione di Mergellina: prendere la Metropolitana, linea 2 (fermata Cavour).
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• Per chi viaggia con mezzi marittimi e arriva alla Calata Porta di Massa o al Molo Beverello:prendere il bus 1, 4 o C82 (fermata via Nuova Marina, in corrispondenza dell’incrocio con via Porta di Massa); per chi arriva al Molo di Mergellina: prendere il bus R3 (fermata via Medina) o recarsi alla vicina Stazione di Mergellina e prendere la Metropolitana, linea 2 (fermata Cavour).
Pio Monte della Misericordia
E’ una delle maggiori e più antiche istituzioni di beneficenza della città di Napoli con sede nell’edificio costruito da Francesco Antonio Picchiatti. Durante il Viceregno (1503-1707), Napoli, capoluogo amministrativo dello stato spagnolo, dovette affrontare una grave crisi politica ed economica. Nacque quindi in questo contesto nel 1601, dall’idea di sette giovani nobili napoletani (Astorgio Agnese, Giovan Battista d’Alessandro, Giovanni Andrea Gambacorta, Girolamo Lagnì, Giovan Battista Manso, Giovan Vincenzo Piscicelli e Cesare Sersale), il Pio Monte della Misericordia, autorizzato dal re Filippo III di Spagna nel 1604 e dal papa Paolo V l’anno seguente, allo scopo di praticare le opere di carità divise inizialmente in: visita agli infermi; seppellire i morti; liberare i carcerati; liberare, tramite il pagamento del riscatto, gli uomini fatti schiavi dai turchi, colpevoli di numerose incursioni nel Regno; sostenere i poveri; ospitare i pellegrini; gestione economica dell’ente.
Nel 1603 si compilarono le Regole del Monte (Capitolazione), approvate l’anno successivo con assenso del Re Filippo III e riconosciute dal Papa Paolo V nel 1605 e le donne furono ammesse come benefattrici nel 1611.
Le prime riunioni si tennero presso la Chiesa di Santa Maria del Popolo agli Incurabili, ma nel 1604 gli associati comprarono due edifici, di proprietà dei Tomacelli e del Marchese della Giojosa, su cui edificarono la chiesa iniziando la costruzione del palazzo. L’architetto Giovan Giacomo di Conforto costruì una chiesa con l’attigua sede del Monte, ma l’attività dell’Istituzione richiese di costruire una più ampia chiesa che fu progettata e costruita da Francesco Antonio Picchiatti. L’edificio, a pianta ottagonale sormontata da un’alta cupola con sette altari, contiene meravigliosi esempi di decorazioni scultoree e opere di artisti come Luca Giordano e, sul maggiore degli altari, la tela di Caravaggio dal titolo Le sette opere di Misericordia, realizzata nel tra il 1606 e il 1607, esempio cardine per tutta la pittura del sud Italia. Ambientata in un tipico scenario della Napoli di quel tempo, rappresenta le sette opere di Misericordia corporali che erano obiettivo dell’Istituzione.
Nel 1856 essendo terminate le incursioni dei turchi nel Mediterraneo si decise di sostituire l’opera di riscattare gli schiavi: l’esigenza sociale del momento era aiutare quelle giovani donne che per miseria o per obbligo erano costrette alla prostituzione.
Attualmente, come un tempo, i Governatori unitamente al Soprintendente eletti dagli associati, si riuniscono ogni settimana in queste sale, per decidere sulle attività assistenziali da svolgere.
INFO
Orari Chiesa e Quadreria
tutti i giorni, compresi i festivi ore 9,00-14,30
Chiusura biglietteria e Chiesa ore 14,00
Chiuso il mercoledì, 24-25-31 dicembre, 1 gennaio, giorno di Pasqua.
Celebrazione della Santa Messa ore 9,30-10,00
Costo del biglietto (Quadreria, Galleria Moderna e Chiesa)
intero €. 6,00;
ridotto €. 4,00;
scuole €. 2,00 (gratuito per gli accompagnatori);
famiglia: €.12,00
gratuito nei giorni festivi e per gli associati del Pio Monte della Misericordia, i disabili con accompagnatore, le guide turistiche della Regione Campania, i bambini fino a 6 anni.
Convenzioni:
Artecard: biglietto ridotto € 5,00
Touring Club: biglietto ridotto € 5,00
Distretto Culturale di Via Duomo: biglietto ridotto € 5,00 per i singoli e biglietto ridotto € 4,00 per i gruppi
Viabilità e trasporti:
Linea 1 (fermata Museo)
Linea 2 (fermata Cavour)
E 1 (fermata Via dei Tribunali)
R 2 (fermata Corso Umberto I)
201 (fermata Museo Nazionale)
Centro antico di Napoli, nei pressi del Duomo, e precisamente: salendo su via Duomo, poco prima del Duomo, ai semafori a destra. Il palazzo è di fronte alla piazzetta Riario Sforza, dove s’innalza la guglia di san Gennaro, la prima realizzata a Napoli. Al palazzo troverà affisso uno stendardo con l’iscrizione “Pio Monte della Misericordia”.
Madre
E’ il primo Museo di Napoli dedicato interamente all’arte contemporanea. Situato all’interno dell’antico Palazzo Donnaregina (da cui l’acronimo Museo d'Arte contemporanea DonnaREgina), progettato dall’architetto portoghese Alvaro Siza, a poche centinaia di metri dal duomo e dl Museo Archeologico Nazionale. L’edificio è adiacente ad un complesso conventuale fondato dagli Svevi nel XIII secolo, in seguito ampliato nel 1325 per volontà della Regina Maria d’Ungheria, moglie di Carlo II d’Angiò. Del complesso iniziale oggi restano solo la chiesa che si affaccia su Piazza Donnaregina e la chiesa trecentesca, denominata Donnaregina “vecchia”. Nel 2005 la Regione Campania acquista il Palazzo, in seguito ad un accordo del 2003 tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Conferenza Unificata delle Regioni e degli Enti Locali siglano il Patto per l’Arte Contemporanea, per favorire l’incremento del patrimonio pubblico, individuando luoghi idonei alla promozione dell’arte contemporanea, ed il 10 giugno del 2005 si inaugura il Madre.
Il museo si sviluppa su tre livelli che documentano gli ultimi cinquanta anni dell’attività artistica a Napoli ed è affiancato da un auditorium multimediale ed una biblioteca.
Al primo piano c’è la Collezione Permanente che racconta le intuizioni dei grandi galleristi napoletani, le mostre a Capodimonte, al Museo Archeologico e a Castel Sant’Elmo, attraverso le opere di artisti di fama internazionale che hanno operato a Napoli: Francesco Clemente, Andy Warhol, Alberto Burri, Lucio Fontana, Robert Mapplethorpe, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Richard Serra, Jeff Koons, Richard Long, Rebecca Horn, Alfredo Pirucha, Domenico Paladino, Piero Manzoni ed altri.
Al secondo piano c’è la Collezione Storica, un percorso espositivo attraverso i linguaggi artistici dalla fine degli anni ’50 fino ai nostri giorni. Una raccolta frutto di numerose concessioni a tempo indeterminato da parte dei più grandi collezionisti italiani e stranieri di alcune opere in loro possesso. Tra gli artisti presenti ricordiamo Lucio Fontata, Robert Rauschenberg, Jannis Kounellis, Mario Schifano, Giovanni Anselmo, Bruce Nauman, Andy Warhol , Michelangelo Pistoletto, Claes Oldenburg, Ernesto Tatafiore, Damien Hirst ed altri.
Il terzo piano è dedicato alle mostre temporanee.
Sulla terrazza del Palazzo si trova l’opera “Cavallo” di Mimmo Paladino, acquisita dal Madre nel 2007.
INFO
Orario:
Tutti i giorni: 8.30-19.30; la biglietteria chiude un'ora prima
Domenica: 10.30-23.00
Riposo settimanale: martedì
Costo del biglietto:
Intero: Є 7,00
Ridotto: Є 3,50 per i cittadini dell’Unione Europea tra i 18 e i 24 anni, e per i docenti dell’Unione Europea
Speciale gruppi prenotati (max 30): € 4,00
Gratuito: Lunedì. bambini fino a 6 anni, gruppi scuole, giornalisti con tesserino, insegnanti accompagnatori, docenti storia dell’arte, membri ICOM-ICROM, guide turistiche.
Sala vendita: pubblicazioni, cartoline, manifesti, diapositive, videocassette e oggettistica sono in vendita in una sala all’ingresso del museo
Punto Informazioni: ubicato all'ingresso del Museo
Viabilità e trasporti:
Metropolitana Linea 1- fermata Museo
Metropolitana Linea 2 – fermata Piazza Cavour
L'AliBus: Partenza ogni 30 minuti scendere alla Stazione Centrale (Piazza Garibaldi) da qui prendere la metropolitana Linea 2, scendere alla fermata Cavour poi a piedi per circa 200 metri
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