I Campi Flegrei (dal greco “flegraios” che significa “ardente”) è una vasta area che comprende le colline di Napoli e si estende fino all’antico alveo del fiume Sebeto a capo Miseno. Una grande caldera di natura vulcanica con un diametro di 12-15 km con circa 24 crateri poco elevati, piccoli edifici vulcanici e zone soggette ad un vulcanismo di tipo secondario: fumarole, sorgenti termali e bradisismo. Alcuni crateri sono divenuti laghi, come il Lago d’Averno, e laghi originatisi per sbarramento come il Lago Fusaro, il lago di Lucrino e Lago Miseno.
Le prime eruzioni risalgono al Pliocene e all’inizio del Pleistocene. Questa zona fu colonizzata dai Greci che fondarono la città di Cuma che condizionò a lungo la geografia politica della zona anche perché il littorale flegreo è sempre stato uno dei principali sbocchi al mare e un importante luogo di comunicazione transmediterranea.
I miti tramandati da Omero e Virgilio e la cultura greca che si diffuse da qui in tutta la penisola, accrescono il fascino di un territorio dove bellezze naturali si confondono con l’opera dell’uomo in uno scenario incomparabile.
Pozzuoli
E’ il più importante centro dei Campi Flegrei che conserva importanti tracce di epoca romana ed è da sempre condizionato dalla natura vulcanica dei luoghi. Fenomeno geosismico tipico di questa città è il bradisismo, ossia il sollevamento e l'abbassamento della crosta terrestre a seguito dell'aumento della pressione sotterranea. Il rapido innalzamento del livello del mare coinvolse, alla fine del secolo scorso, il porto, che fu riposizionato circa 50 metri più avanti rispetto alla collocazione precedente.
Fondata nel 520 a.C. da coloni greci con il nome di Dicearchia, fu nel 194 a.C. denominata “Puteoli” dai Romani, per l’abbondanza di sorgenti termali, che divenne ben presto un importante centro politico, militare e commerciale della Campania. La vivace attività commerciale della zona è testimoniata dalla presenza del Tempio di Serapide, con funzione di macellum, il mercato degli alimenti. Si presenta con una sala absidata intorno a cui erano allineate le botteghe, sulle cui pareti è possibile scorgere i resti della presenza dei molluschi come misuratori del fenomeno vulcanico del bradisismo che riempiva di acqua questo luogo.
La costruzione dell’Anfiteatro, il terzo per grandezza in Italia, risale all’età neroniana, poteva contenere circa 30.000 spettatori e presenta i sotterranei meglio conservati che si conoscano. Per molti secoli rimase sepolto dai materiali eruttati dalla Solfatara e accumulati dalle acque e lo scavo iniziò nel 1839. L’esterno consta di tre ordini di arcate, l’arena misura 75x42 metri ed è percorsa da un corridoio che durante gli spettacoli veniva coperto con tavole in legno. I sotterranei sono costituiti da tre corridoi in laterizio. Nel 1689 uno degli ambienti fu trasformato in Cappella di San Gennaro, dove secondo la tradizione il Santo fu esposto all’assalto delle fiere per poi essere decapitato dove sorge la chiesa a lui dedicata.
La Solfatara di Pozzuoli
E’ un antico cratere vulcanico (da Sulpha terra, terra di zolfo) ancora attivo ma in stato quiescente, ubicato a circa tre chilometri dal centro della città di Pozzuoli. La sua formazione è avvenuta 3.700-3.900 anni fa, indicata già da Strabone in epoca imperiale romana come la dimora del Dio Vulcano e come l’ingresso per gli Inferi. L’attività estrattiva dei minerali raggiunse il suo apice nel Medioevo, da qui si ricavavano: la polvere d'Ischia, il rosso di Pozzuoli, la terra gialla, la piombina, il bianchetto e lo zolfo. All’inizio del ‘900 iniziarono le prime visite guidate all'interno del cratere, mentre l'attività termale, nonostante fosse pubblicizzata da fogli e stampe illustrative, con il progredire della scienza medica, iniziò un lento declino che portò in poche decine di anni all’abbandono delle attività, come anche l'estrazione di minerali
La visita alla solfatara viene svolta seguendo il perimetro del cratere, dove si concentrano la maggior parte delle attività vulcaniche. dopo aver superato un bosco di querce e la tipica vegetazione della macchia mediterranea, si arriva ad un belvedere da dove è possibile osservare l'intera area del cratere. Si prosegue poi per il pozzo d'acqua minerale, la fangaia, le cave di pietra trachite, la grande fumarola e le stufe antiche.
Baia
E’ un importante area archeologica situata in una pittoresca posizione tra punta Epitaffio e da un piccolo promontorio coronato dall’imponente castello aragonese.
Secondo la tradizione il toponimo deriva da Baios, amico di Ulisse sepolto in questa zona divenuta famosa per le sue sorgenti termali, utilizzate sin da epoca romana, periodo in cui si costruirono sontuose ville che resero Baia una delle mete predilette dei nobili romani.
La maggior parte degli edifici di Baia è sommersa dal mare, visitabili grazie ad escursioni con apposite barche. L’area del Parco Archeologico sommerso di Baia, è divisa in tre settori: le terme di Venere, un complesso a cui apparteneva il cosiddetto Tempio di Venere, una grande aula circolare quasi sulla banchina del porto; le Terme di Sosandra, terrazze scenografiche, un teatro-ninfeo e giardini porticati adornati di mosaici, statue e pitture; il complesso termale di Mercurio, dal nome di una grande sala in cui riecheggia l’eco.
Museo Archeologico dei Campi Flegrei
Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei è ospitato all’interno della fortezza aragonese, restaurata ed adeguata alla nuova destinazione espositiva, collocata sul promontorio che chiude a Sud il golfo di Baia, e dal quale si domina l’intero golfo di Pozzuoli e le isole di Capri, Ischia e Procida. L'allestimento museale presenta reperti di provenienza flegrea, sia quelli finora custoditi prevalentemente nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che quelli provenienti dai recenti scavi dell'Università Federico II, dell'Orientale, del Centre J. Bérard e della Soprintendenza stessa, secondo una esposizione ragionata per contesti topografici e tematici, sotto la direzione scientifica del prof. Fausto Zevi. Al pian terreno è allestito il complesso del Sacello degli Augustali di Miseno, con il frontone le statue di Tito e Vespasiano e la statua equestre bronzea di Domiziano. Al piano superiore si trova il Ninfeo di Punta Epitaffio, sommerso dal bradisismo e rinvenuto durante gli scavi degli anni’70. Un’altra sezione del museo raccoglie le decorazioni rinvenute dagli scavi del Rione Terra a Pozzuoli. Di notevole interesse la sezione dei Gessi di Baia, ritrovata in un ambiente adibito probabilmente proprio alla produzione di sculture.
Cuma
E’ la parte più antica dei Campi Flegrei. Fondata verso il 730 a.C., come prima colonia greca sulla terraferma, divenne ben presto un importante centro commerciale. Secondo la tradizione i suoi abitanti fondarono diverse città sulla costa, tra cui Neapolis. I primi ritrovamenti risalgono al XVII secolo, ma esplorazioni sistematiche furono attuate solo a partire dal 1852. Il Parco Archeologico comprende l’Acropoli, uno sperone a picco sul mare, e la parte bassa della città, in cui si trovano il Foro, di età sannitica, l’Arco felice, realizzato per far passare la via Domiziana attraverso il Monte Grillo, e l’Anfiteatro. Per i romani, Cuma era un luogo sacro e per questo l’Antro della Sibilla è considerato il monumento più celebre dell’acropoli. Un lungo tunnel che termina in una stanza a tre nicchie, nella quale fu identificata la stanza dove la Sibilla pronunciava i suoi vaticini.