Dopo secoli di quiescenza, mentre le pendici si ricoprivano di fitta vegetazione, nel 62 d.C. il Vesuvio annunciò il suo risveglio con un violento terremoto, le cui scosse durarono per alcuni giorni e causarono numerosi danni a tutte le costruzioni della zona. Erano le avvisaglie dell'immane tragedia che avvenne 17 anni dopo.
L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. interessò una vasta area della Campania, modificando la morfologia del vulcano e del territorio. Ceneri vulcaniche e lapilli seppellirono le città di Pompei, Ercolano, Stabiae ed Oplontis, le cui rovine sono state riportate alla luce a partire dall'epoca borbonica (XVIII sec.).
Il terribile cataclisma fu osservato da Plinio il Vecchio e descritto dal nipote Plinio il Giovane nelle lettere indirizzate a Tacito, con numerosi dettagli che permisero agli studiosi di ricostruire precisamente l'accaduto.
Le vestigia archeologiche, insieme ai numerosissimi reperti rinvenuti in centinaia di anni di scavi ed esplorazioni, richiamano oggi milioni di turisti e studiosi che hanno la possibilità di rivivere per un giorno la cultura, le abitudini, i costumi, in una parola: la "vita", di una delle epoche più affascinanti della storia.
La lussuriosa e commerciale Pompei, la sfarzosa Ercolano, l'oziosa Stabiae e la decoratissima Oplontis ci parlano dell'opulento stile di vita dei cittadini dell'Impero Romano. La maggior parte dei reperti rinvenuti durante le campagne di scavo sono custoditi presso il Museo Archeologico di Napoli e gli Antiquarium di Boscoreale e di Stabiae.
Gli scavi di Ercolano, con quelli di Pompei ed Oplontis, sono stati inseriti dal 1997 nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.
Nel 1939 l’archeologo Amedeo Maiuri, durante gli scavi effettuati a Pompei, portò alla luce una statuetta in avorio di chiara origine indiana.
La statuetta raffigura Lakshmi, divinità indiana della bellezza femminile e della fecon...